Pulizie in corso
Uno degli effetti collaterali e stranianti di non possedere un televisore, è quello che il bombardamento pubblicitario si riduce, sostanzialmente, alla cartellonistica (esclusa, ovviamente, la pubblicità occulta).
Ultimamente, in particolare, due campagne hanno colto il mio sguardo e urtato i miei nervi, una della Snai e l’altra del Ministero della Sanità.
Della prima, per il momento, tacerò, se non per dire che, in Italia, sono stati stanziati annualmente 100.000 euro per svolgere azioni informative sul gioco d’azzardo nelle scuole, a fronte dei 30 milioni di euro stanziati per le attività di marketing dei prodotti di gioco pubblici.
Per quanto riguarda la seconda, dedicata ai 30 anni del Servizio sanitario nazionale, tralascerò i dubbi su utilità e appropriatezza, già da altri sollevati, a favore di un’analisi puramente legata ai riferimenti culturali e iconografici.
sanità?
cinema, naturalmente!
A cominciare dallo slogan, la campagna fa esplicito riferimento al cinema. In particolare, alla grande tradizione del cinema popolare italiano del dopoguerra, finalmente libero dalle pastoie del neorealismo.
E qui cominciano le prime dissonanze: se lo slogan rimanda alla Loren e alla Lollobrigida, le date e il ritratto di un’infermiera che lo accompagnano, però, rimanderebbero più alla Fenech e alla Guida, esponenti di un’altra gloriosa stagione della commedia all’italiana.
I riferimenti al cinema italiano si fermano qui, ma non quelli al cinema statunitense. Naturalmente sempre commedie popolari, non temete.
Il più evidente è, naturalmente, rappresentato dalla foto, scopiazzatura quasi da querela della locandina di Nurse Betty, simpatico film nel quale una cameriera psicolabile è convinta di vivere nel mondo della propria soap opera preferita, esercitando la professione di infermiera.
Certo, il trucco pesante e l’aspetto posticcio del costume rimandano anche ad altre Nurses Betties [!].
L’ultimo riferimento è tipografico: lo slogan è scritto con un carattere stencil, normalmente associato a tutto quanto è militare. Apparentemente non c’entra nulla con la sanità, se non che è il tipo di carattere usato per il titolo del più famoso film di satira su un ospedale da campo.
Ma chi ha bisogno della satira, quando abbiamo la pubblicità.
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